La Riforma Cartabia si pone l’obiettivo di migliorare l’efficienza e l’efficacia delle procedure processuali, puntando ad una semplificazione e ad un’accelerazione dei tempi. Ciò è reso possibile non solo dall’adozione di nuove tecnologie per la gestione delle pratiche giudiziarie, ma anche dalla riduzione delle obsolete formalità procedurali.
Si tratta di una svolta importante nel settore del recupero crediti, poiché punta a valorizzare la fase stragiudiziale e a risolvere i contenziosi attraverso un procedimento più rapido e meno costoso rispetto alla classica azione giudiziaria.
La riforma Cartabia definisce l’obbligatorietà dell’accordo stragiudiziale per le seguenti tipologie di soggetti:
- i soggetti obbligati ad avere un domicilio digitale (imprese, professionisti e pubbliche amministrazioni);
- i soggetti non obbligati ma che abbiano comunque scelto di munirsi di domicilio digitale risultante nei pubblici elenchi INAD (Indice dei domicili digitali delle persone fisiche e degli altri enti di diritto privato).
Al fine di agevolare l’operatività delle procedure, la riforma comprende anche una modifica degli orari di notifica via PEC, che ora sono possibili durante tutta la giornata, prendendo in considerazione il momento della conferma di invio e quello della conferma di ricezione come punti di riferimento.
Per incentivare maggiormente la risoluzione stragiudiziale, la Riforma Cartabia ha definito anche degli importanti incentivi fiscali, rendendo ancora più vantaggiosa la scelta di una risoluzione delle controversie al di fuori dei tribunali. Nello specifico, la norma prevede:
- esenzione di tutti gli atti, documenti e provvedimenti adottati e redatti nel corso della mediazione da tasse, imposta di bollo e spese;
- esenzione dal pagamento dell’imposta di registro sul verbale contenente l’accordo di mediazione nel limite di valore di 100.000 euro, altrimenti la stessa è dovuta per la parte eccedente tale importo;
- credito di imposta corrispondente all’indennità dovuta all’organismo di mediazione per avviare la procedura, fino all’importo di 600,00 euro, in caso di accordo trovato;
- credito di imposta corrispondente al compenso dovuto all’avvocato per la mediazione, fino all’importo di 600,00 euro, nel caso in cui sia obbligatorio procedere alla mediazione.
La riforma ha introdotto alcune modifiche anche al decreto ingiuntivo. Tra le novità più rilevanti:
- possibilità di emettere un decreto ingiuntivo anche se il debitore presenta una contestazione, a patto che questa risulti manifestamente infondata.
- abrogazione della formula esecutiva. Precedentemente, per ottenere l’esecuzione immediata del decreto ingiuntivo era necessaria l’apposizione della cosiddetta formula esecutiva, ossia una formula tipica che contenesse il comando rivolto agli ufficiali giudiziari di porre in esecuzione il titolo in calce al quale la stessa veniva apposta. La mancata apposizione della formula impediva agli aventi diritto la possibilità di recuperare coattivamente il proprio credito. Con la riforma, invece, il decreto ingiuntivo diventa immediatamente esecutivo senza la necessità di un’altra fase processuale;
- ampliamento del decreto ingiuntivo: oltre ai classici casi di pagamento di somme di denaro, il decreto ingiuntivo può essere emesso anche per altri casi, come la consegna di beni o la prestazione di un servizio.
La riforma Cartabia rappresenta un importante sostegno per i creditori. In caso di mancato pagamento, sarà possibile agire con maggiore velocità ed efficacia, permettendo quindi al creditore di avere un maggiore controllo sulla situazione, senza dover subire le criticità e i rallentamenti dell’azione giudiziaria.
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